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Una nuova prova della assoluta non pericolosità del “vapore passivo”, cioè dell’aerosol prodotto dalla sigaretta elettronica per soggetti terzi, arriva da Michael Siegel, professore presso il Dipartimento di Scienze della salute presso la Scuola di Salute pubblica dell’Università di Boston. L’accademico, membro anche del Comitato scientifico internazionale per la sigaretta elettronica, spiega che il Dipartimento per la Salute pubblica della California sta conducendo dei test per sondare la qualità dell’aria nei vape shops dello Stato. Siegel ha ottenuto i risultati del monitoraggio condotto in un particolare negozio, che sgombrerebbe il campo da tutti gli allarmismi.

In questo particolare negozio – scrive il professore sul suo blog The rest of the story – l’indagine è stata condotta in condizioni piuttosto sfavorevoli. Molti dei commessi svapavano durante i test e tredici clienti hanno fatto lo stesso mentre erano in negozio. Non era attivo alcun sistema di ventilazione e a tratti si vedevano nuvole di vapore”. Insomma, condizioni “estreme” che rappresentano un livello di esposizione molto maggiore di altri luoghi pubblici come bar, ristoranti o uffici.
Eppure le analisi parlano chiaro: a parte la formaldeide, presente in quantità coerente ai livelli normalmente presenti nell’aria in condizioni normali, non sono state rilevate altre sostanze tossiche. Niente nicotina, niente diacetile, né acetone, acetaldeide o benzene (per la lista completa rimandiamo a The rest of the story). Insomma, niente che giustifichi l’imposizione del divieto di svapare in luoghi pubblici. E se questi sono i risultati di un’indagine condotta in un luogo saturo di vapore, si può immaginare che valgano per qualsiasi luogo.
E infatti Siegel commenta: “Questo studio prova che in condizioni di vita reali, il vapore passivo non pone alcun rischio significativo per la salute”. Dunque, continua l’accademico che ha dedicato gran parte della sua vita a combattere il tabacco e il fumo passivo, la scienza dimostra che il vapore non danneggia in alcun modo terzi e non vi sono motivi per proibire la sigaretta elettronica nei luoghi pubblici.

Nature, la rivista portavoce del rigore scientifico mondiale, definisce “fandonie” gli attacchi che vengono sistematicamente sferrati alla sigaretta elettronica in nome del principio di precauzione. Lo fa attraverso la pubblicazione di un editoriale di Daniel Sarewitz, Direttore del Consortium for Science, Policy and Outcomes dell’Arizona State University. È la posizione per cui da anni mi batto in Italia insieme a Carlo Cipolla dell’Istituto europeo di Oncologia, Riccardo Polosa dell’Università di Catania e Umberto Tirelli dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano.

Considerati i milioni di cittadini che moriranno per fumo nel prossimo futuro, che senso ha sprecare anni per scoprire i possibili rischi collaterali del vapore della sigaretta elettronica, che sono sicuramente meno gravi del rischio certo del fumo della sigaretta tradizionale, invece di sperimentare subito quella che si prospetta come soluzione ad uno dei più gravi problemi della salute pubblica mondiale? Si chiede Sarewitz.

Il fumo di sigaretta è la prima causa conosciuta di cancro: il solo tumore del polmone provocato dal tabacco uccide due milioni di persone all’anno nel mondo, di cui 40.000 in Italia, senza contare le morti per altri tumori legati al fumo, o per danni cardiocerebrovascolari. La sigaretta è quindi da considerare, per il peso di morte precoce, malattia, disabilità e dolore che porta ovunque si diffonde, una calamità sociale peggiore di una guerra o di qualsiasi epidemia che abbia colpito l’umanità.

Per quarant’anni la comunità medica e oncologica in particolare, si è impegnata per far smettere di fumare, ma ha fallito sostanzialmente perché è rimasta isolata e i governi non hanno mai considerato la lotta al tabagismo una priorità assoluta delle politiche sanitarie e sociali. Recentemente si è tentata allora un’altra via per salvare delle vite che possono facilmente essere salvate: rendere la sigaretta meno pericolosa. Si è arrivati così alla sigaretta senza tabacco. Il tabacco, quando raggiunge la temperatura di combustione, libera ben 13 idrocarburi policiclici cancerogeni, che il fumatore assorbe attraverso i polmoni, insieme ad altre decine di sostanze cancerogene che derivano anche dalla combustione della carta.

Nella sigaretta elettronica il tabacco è sostituito da una soluzione acquosa che contiene glicole o glicerina vegetale, entrambe innocue, integrata da aromi vari. Per facilitare la disassuefazione si può aggiungere una bassa dose di nicotina, anziché assumerla per via orale o transdermica. La sigaretta elettronica è uno strumento efficace per contrastare la gravissima tragedia del cancro del polmone. Se per ipotesi tutti i fumatori di sigarette tradizionali passassero alla sigaretta senza tabacco si otterrebbe a breve una riduzione drastica del cancro polmonare, che nel tempo diventerebbe una malattia rara. Il legame causa-effetto fra sigaretta tradizionale e cancro (oltre che malattie cardiovascolari) è infatti una certezza solida dell’oncologia.

Chiarito questo punto fondamentale, si può discutere sul fatto che la sigaretta elettronica sia anche uno strumento di disassuefazione, come appare dai primi studi internazionali. È inevitabile che la sigaretta elettronica sia invisa alle multinazionali del tabacco e ai produttori e che la loro forza di lobby a livello mondiale si stia indirizzando accanitamente in questa direzione.

Questo non dovrebbe tuttavia spingere istituzioni mondiali e nazionali preposte alla salute dei cittadini a prendere posizioni contro la sigaretta elettronica sulla base di possibili rischi (del vapore, degli aromi e così via) non scientificamente documentati. Come sottolinea anche Sarewitz su Nature, c’è una sproporzione enorme tra un’ipotesi di rischio collaterale e la certezza di provocare un cancro del polmone. L’Istituto Europeo di Oncologia sta elaborando i dati del protocollo sulla sigaretta elettronica (un protocollo internazionale ufficiale, censito dall’ente americano per l’idoneità alle sperimentazioni scientifiche sull’uomo) che ha appena concluso e sarà oggetto di pubblicazione entro fine anno. Nello studio non si è verificato un solo singolo caso di tossicità o effetto collaterale, in presenza invece di una significativa efficacia della sigaretta elettronica senza nicotina nella disassuefazione dal fumo.

Uno studio pilota pubblicato sul Bmc Public Health dall’Università di Catania ha dimostrato l’efficacia e la sicurezza della sigaretta elettronica. Insieme ai miei colleghi, sosteniamo quindi la posizione di Nature e rinnoviamo l’invito, già presentato all’Oms con una lettera firmata da altri 50 scienziati europei e americani, a non criminalizzare la sigaretta elettronica, e non lanciare allarmi e divieti basati su supposizioni, ma al contrario, promuoverne lo studio scientifico e l’utilizzo nella lotta al cancro e alle malattie cardiovascolari.

Umberto Veronesi, il luminare per antonomasia, ha fatto della ricerca scientifica e della prevenzione tumorale una ragion di vita. Ha sempre sostenuto che la ricerca scientifica deve essere sostenuta da una corretta informazione e divulgazione. Soltanto in questo modo può avvenire la prevenzione e, di conseguenza, l’abbattimento dell’incidenza tumorale. Protagonista di una guerra incessante contro il fumo, il tabacco e le sigarette, dalla cui combustione scaturiscono sostanze tossiche e cancerogene. In questa intervista, il professor Veronesi spiega perché l’utilizzo della sigaretta elettronica dovrebbe essere incentivato dallo Stato.

Sigari, sigarette, pipa e sigaretta elettronica, quattro strumenti per assumere nicotina. Sono tutte uguali dal punto di vista della salute?

Con sigarette, sigari e pipa il fumatore, oltre alla nicotina, assume i cancerogeni derivanti dalla combustione del tabacco, con la sigaretta elettronica si assume solo nicotina ma non i cancerogeni.

E per quanto riguarda la sigaretta elettronica priva di nicotina?

Dal punto di vista della salute non presenta alcun pericolo.

Soddisfa il fumatore dal punto di vista gestuale e della socialità del fumo, entrambe componenti importanti del tabagismo.

Perché lei ritiene che l’ ecig sia uno strumento adatto alla lotta contro il tabagismo?

Perché e’ una forma intelligente di riduzione dei danni fumocorrelati in quanto pur offrendo un buon appagamento, non contiene il tabacco che è l’elemento cancerogeno. Insomma un ottimo metodo di disassuefazione. Esistono diversi studi, uno dei quali svolto dall’Università di Catania, che indicano la sigaretta elettronica come un valido strumento sostitutivo del tabacco.

L’attuale tassazione equipara 1ml di liquido a cinque sigarette. Cosa ne pensa?

L’equivalenza non ha senso dal punto di vista della salute. Il liquido infatti è composto da glicole e glicerina, che sono innocui, mentre il tabacco è pericolosissimo. Non capisco perche’ uno strumento così prezioso per la salute sia tassato.

Inalare vapore a lungo potrebbe arrecare danni alla salute o essere causa tumorale?

Il liquido, il processo di riscaldamento e di inalazione ha dimostrato di non provocare danni rilevanti. Dal punto di vista cancerogeno il pericolo non sussiste.

Perché la diffusione della sigaretta elettronica viene ostacolato dallo Stato?

Perché le sigarette tradizionali portano entrate consistenti nelle Casse dello Stato e non si valuta che un minor numero di fumatori porterebbe ad una minore incidenza tumorale. E di conseguenza minore spesa sanitaria.

Dallo studio affidato all’Istituto Pasteur di Lille e finanziato dal National Cancer Institute è emerso che, fatto 100 il danno delle sigarette tradizionali, i riscaldatori di tabacco sono dannosi 23 mentre le sigarette elettroniche sono dannose 1. Lo studio è partito dalla necessità di fare luce sugli effettivi danni arrecati alla salute dai nuovi strumenti di somministrazione di nicotina così da poter meglio indirizzare il consumatore su quale prodotto utilizzare per smettere di fumare. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science Direct: il fumo derivante dal tabacco riscaldato ha una citotossicità ridotta rispetto al fumo di sigaretta ma di molto superiore all’ aerosol prodotto dallo svapo.

Lo svapo inoltre non contiene monossido di carbonio né catrame a differenza del tabacco.

Iqos riduce la dose di carbonili di sole 4 volte rispetto alle sigarette tradizionali, mentre la sigaretta elettronica la ride da 200 a 500 volte. Gli scienziati evidenziano la marcata riduzione delle emissioni di carbonile del tabacco riscaldato rispetto alle sigarette tradizionali ma notano che “la produzione di alti livelli di acetaldeide è un segno distintivo della pirolisi e del degrado termogenico che si sviluppa all’ interno del dispositivo Iqos e similari.”

In sintesi, lo studio conferma quanto sostenuto dalla stragrande maggioranza della classe medico-scientifica: gli strumenti di nuova generazione sono molto meno rischiosi delle sigarette tradizionali e le sigarette elettroniche sono estremamente meno dannose dei riscaldatori di tabacco.

In ultima istanza i ricercatori hanno creato una scala del danno: il tabacco danneggia 100, i riscaldatori mediamente 23, le sigarette elettroniche di nuova generazione 1.

Un nuovo studio italiano va ad arricchire il già nutrito “libro” delle tante evidenze scientifiche che dimostrano l’efficacia e la sicurezza delle sigarette elettroniche nell’aiutare i fumatori a ridurre il consumo di tabacco, migliorando lo stato della salute polmonare. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Addictive Behaviors ed è stato condotto da un team dell’Istituto Europeo di Oncologia, dell’ Università di Milano e dell’ospedale Humanitas. Fra i protagonisti anche Giulia Veronesi, figlia del compianto illustre Dottore Umberto.

210 fumatori sono stati coinvolti in uno studio randomizzato in doppio cieco e suddivisi in 3 gruppi. Tutti i partecipanti sono stati inseriti in un programma di cessazione che prevedeva un sostegno cognitivo-comportamentale e motivazionale. Al primo gruppo è stata inoltre assegnata una sigaretta elettronica con concentrazione di nicotina pari a 8mg/ml mentre al secondo una ecig senza nicotina. La salute polmonare dei partecipanti è stata misurata con valutazioni cliniche sia prima che dopo lo studio.

Tutti i partecipanti che hanno abbandonato le sigarette hanno registrato un miglioramento della salute polmonare, senza differenze fra i tre gruppi. Dopo 6 mesi, il gruppo che utilizzava la sigaretta elettronica con nicotina fumava meno sigarette rispetto agli altri o addirittura aveva completamente cessato l’ uso di tabacco. Questi ultimi inoltre registravano i livelli più bassi sia di monossido di carbonio espirato che di dipendenza, rispetto a quelli con sigaretta elettronica senza nicotina e al gruppo di controllo.

Dopo circa 6 mesi il 20% del campione totale aveva smesso di fumare. Il gruppo che aveva usato l’ ecig con nicotina fumava molte meno sigarette degli altri 2 gruppi”. “Concludono gli autori – i nostri dati si aggiungono ai tanti esistenti sulla sicurezza ed efficacia delle sigarette elettroniche nell’aiutare i fumatori a smettere di fumare e migliorare lo stato della salute”.